Leggerezza è la prima sensazione che si prova quando si arriva a Tramonti, un Borgo Autentico che sovrasta la Costiera Amalfitana. Calore al cuore quando si vede per la prima volta la culla delle montagne che si apre dolcemente verso il mare della “divina costa”. Nostalgia, infine, al pensiero di andare via.

Parto da qui per raccontare questa terra meravigliosa tra i Monti Lattari, lungo i tornanti che arrivano al mare e su cui si trovano le 13 frazioni che rendono Tramonti un po’ il paese che non c’è. Tredici contrade, tra antichi borghi e casolari totalmente immersi nel verde; tredici microcosmi di saperi e di sapori.

In tanti definiscono questa terra “montiera”, neologismo utile a distinguerla dai paesaggi della Costiera Amalfitana. Per gli storici, Tramonti avrebbe avuto origine dai Picentini, antico popolo tosco-umbro sconfitto dai romani e rifugiatosi nei monti.

Il paese è stato comunque sempre legato ad Amalfi, ed era infatti una delle otto terre della Repubblica marinara.

I marinai amalfitani, inventori della rosa dei venti, chiamarono “tramontana” il freddo vento del nord, proprio perché soffiava dalla valle di Tramonti verso il mare.

Oltre ai paesaggi, sono noti però i passaggi. Il cammino ribattezzato “Sentiero degli Dei” dona panorami che sono veri avamposti di paradiso; ma vi è anche un percorso insieme spirituale ed enogastronomico, detto il “Sentiero delle 13 chiese”, che abbraccia tutti i borghi di Tramonti e offre tour con degustazione dei prodotti locali.

Tramonti è un paese a vocazione storicamente contadina, con un paniere enogastronomico di tutto rispetto. Castagne (essendo città del castagno), noci, coltivazione del farro, limoni e soprattutto uva; di quest’ultima c’è una varietà su tutte, che si trova solo in questa terra ed è stata riconosciuta dalla Regione.

E’ il Tintore, con piante di 500 anni e fusti del diametro di 2 metri. I “mostri sacri”. I grappoli sono prodotti in purezza e la coltivazione è ancora quella etrusca a raggiera, con i pali attorno che sostengono i tralci di vite.

Non dimentichiamo, poi, che Tramonti è la patria del fior di latte. I Monti Lattari si chiamano così poiché una volta ospitavano vacche da cui si aveva un latte dalle qualità organolettiche tali da rendere questa zona un riferimento per l’attività casearia di tutta la Campania. 

Questo fior di latte è nato infatti molto prima della mozzarella di bufala. Nell’ormai celebre pizza in onore della Regina Margherita, con il fior di latte e il basilico c’era il pomodoro amalfitano Re Fiascone, detto anche Re Umberto perché dedicato anni prima al sovrano in visita a Napoli.

Tramonti è “il paese della pizza” perché ha contribuito a diffondere nel mondo questa tradizione alimentare risalente al medioevo. La maggior parte delle famiglie ancora oggi ha in casa il forno a legna, che si usava per fare il pane biscottato e poi, con una panella dello stesso impasto, preparare la pizza con pomodoro, olio e spezie ma senza mozzarella, troppo cara e a rischio affumicamento nel forno senza fiamma.

Ereditata questa tradizione, molti giovani sono partiti da Tramonti negli anni ‘40, portando in giro la professione del pizzaiolo. Come Luigi Giordano, chiamato a fare il militare in provincia di Novara e finito ad aprire in zona prima un caseificio e quindi una pizzeria che sfruttava il fior di latte non venduto usandolo sulla pizza.

Da qui, ampliandosi grazie all’aiuto di parenti e altra gente salita da Tramonti, è nato un vero franchising che ha portato all’apertura di circa cento pizzerie “Marechiaro” legate sempre al suo caseificio. Oggi, solo in Italia, si contano oltre duemila locali tramontani. 

Dal 2010 la pizza di Tramonti si fregia del marchio di denominazione comunale, ed io ho l’onore d’essere commissario straordinario della Corporazione pizzaioli nel mondo.

Lungo il torrente che da Tramonti scende a Maiori c’è un’ulteriore chicca: una cartiera antica che ancora oggi produce la carta a mano di Amalfi aromatizzata al limone IGP.

Perché noi abbiamo un territorio a strati: a 250 metri sul livello del mare ci sono i limoni; a salire trovi la vite e gli ulivi, fino ad arrivare, poi, al valico di Chiunzi e i suoi castagneti.

Altro prodotto di eccellenza è il rosolio più antico della costa di Amalfi. Non è il Limoncello, che si contendono amalfitani e sorrentini, ma il Concerto: un mix di erbe e spezie aromatiche, con aggiunta di orzo e caffè, inventato dalle suore nell’antico Conservatorio di Tramonti.

La tradizione indicava che fosse offerto dalle famiglie tramontane agli ospiti che ricevevano, in segno di accoglienza (solo dopo è giunto il caffè), o anche come sorta di rimedio terapeutico della nonna: «Stai male? Bevi un po’ di concerto».

di Vincenzo Savino, Assessore alla Promozione Turistica, Ambiente e Istruzione del Comune di Tramonti (SA)

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