Tra religiosità e tradizione

La storia della denominazione del nostro paese, Sante Marie, ci riporta alla bolla del vescovo dei Marsi Pandolfo che già nel 1057 cita “Altura Sanctae Mariae”, forse per la sua posizione situata a 1000 metri sul livello del mare. Molte credenze popolari, invece, attribuiscono tale denominazione al fatto che nel nostro paese esistevano molte chiese dedicate alla Madonna sotto vari titoli e venerata sempre con molta devozione e con riti e tradizioni paesane.

Una di queste, risalente a tantissimi anni fa, è la “Processione delle Madonnelle” che si svolge il 25 marzo il giorno che la chiesa celebra l’annunciazione della maternità della Madonna.

In questo giorno la tradizione vuole che tutte le donne del paese, anziane, giovani e fanciulle, fanno “ Le sette chiese” mentre gli uomini “Le sette cantine”.

La processione parte dalla chiesa di San Quirico, dove prima era ubicato il nostro paese, e si sosta, poi in tutte le chiese e cappelle sino ad arrivare alla chiesetta dell’Immaginuccia, situata a nord di Sante Marie.

Durante il percorso si recitano tutti i misteri del rosario e si cantano inni e canti mariani. L’aspetto più importante di questa usanza era che ogni donna portasse un quadro della Madonna o di altri Santi addobbato nel miglior modo possibile con nastri colorati, fiori di carta e altre decorazioni che le donne riportavano e riportano tuttora dal pellegrinaggio annuale alla Santissima Trinità in Vallepietra.

Le donne usano tutta la loro creatività nel realizzare fiori di carta velina fermati con il fil di ferro per decorare i quadretti che vengono legati ad un bastone di legno.

Durante la processione sfila prima il sacerdote poi le bambine, le ragazze ed infine le donne che si alternano a portare i quadri più grandi delle Madonnelle.

E’ veramente suggestivo vedere questi miriadi di colori che ornano i quadretti  e i nastri che volano in aria quando tira il vento marzolino. La processione termina nella chiesa della Immagginuccia una piccola cappella la cui costruzione si fa risalire alla metà del 1600 dove viene celebrata la messa.

Alcune persone anziane del paese hanno riferito che a far costruire questa chiesetta sia stata una nobildonna del paese, Luisa Feggi, proprietaria di molti possedimenti terrieri tra cui quello da lei donato per costruire la chiesetta della “Immagginuccia”.

Questa donna prima di morire lasciò scritto di voler essere seppellita vicino all’altare della Madonna e così fu.

Questo suo desiderio è testimoniato da una lapide a lei dedicata che ancora oggi si può leggere. Nell’altare di questa cappella è custodita una statuetta in terracotta policroma raffigurante la Madonna col bambino, si dice che sia protettrice delle persone affette dalla febbre alta.

UNA STORIA CURIOSA

Nei tempi antichi le famiglie povere non avevano un quadro da portare in questa processione, perciò c’era chi lo realizzava come poteva. Una donna ha raccontato che non avendone uno per la sua bambina, ha preso un cucchiaio per girare la polenta, su un lato ha incollato una piccola immagine della Madonna, qualche fiore di campo e ha accontentato la sua bambina.

DETTO POPOLARE

La testimonianza di persone anziane hanno riferito che il giorno delle “Madonnelle” mentre le donne facevano le “Sette Chiese” gli uomini facevano le “Sette cantine”.

Infatti mentre le donne visitavano e pregavano la Madonna, gli uomini si riunivano nelle osterie o nelle “Fraschette”, che erano cantine dove i proprietari, avendo prodotto tanto vino, lo vendevano agli amici che la sera erano tutti brilli ed alticci.

Di qui il detto popolare: “Il venticinque marzo le donne si rinfrancano nello spirito mariano, mentre gli uomini si rallegrano in onore del dio Bacco”.

Agata Rossi

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