Che esperienza cari amici dell’Ordinario!

La tre giorni che abbiamo trascorso nel piccolo borgo di Pitelli (in provincia della Spezia), in occasione della tradizionale manifestazione di Pitei’n cantina, ci ha fatto scoprire un luogo in cui le parole comunità, appartenenza e accoglienza, hanno veramente un valore assoluto.

Quello che abbiamo vissuto e che vi racconteremo, non è semplicemente un evento ma piuttosto una rappresentazione corale di un’intera comunità, fiera e orgogliosa della propria storia.

Due giorni (il 9 e il 10 agosto 2019) in cui un’intero paese è tornato indietro nel tempo di circa 60 anniricostruendo luoghi, momenti e tipicità di un’Italia che usciva dalle macerie della guerra e aveva voglia di ricominciare.

Siamo stati ospiti della pro loco del paese, vero e proprio motore di tutta la manifestazione. Eravamo nel borgo già la sera dell’8, mentre tutti allestivano cantine, piazze e predisponevano gli stand per i visitatori.

Un frenetico via vai di persone, sedie, tavoli e colori. Ogni anno si cerca di fare sempre meglio del precedente, l’aspettativa è alta, tutto deve essere perfetto per i quasi 3000 visitatori che ogni sera si riversano nel paese.

Dodici le cantine allestite, ognuna con una proposta enogastronomica diversa: dalle acciughe fritte, ai ravioli, i panigacci con salumi, i testaroli, la mesciua, i muscoli (unico termine conosciuto nello spezzino per indicare le cozze), un’infinita quantità di dolci di ogni genere sulla quale spiccano degli speciali bomboloni «stra-ripieni». Ho sentito di persone che sono venute alla festa quasi esclusivamente per i bomboloni di Pitelli.

Ogni cantina con un nome particolare, legato allo stabile che le ospita o che ricorda una famiglia o un’attività che attualmente non esiste più. Ecco dunque dove era possibile mangiare: il Bar Sport, La pubblica, il Mogogno, l’Osteria dai Paolotti con annesso cicchetto dei Paolotti per gli amari o i digestivi, Osteria da Baffin, Taranto vecio, Osteria Frasca e biliardi, Pitei ‘na vota, Osteria Pampaloni, il Lavatoio, Bar Nello e Cantina da Bruno.

Divertente e colorato il carretto itinerante della «Zuilla», con bevande analcoliche rinfrescanti, mentre il locale delle «Signorine» (in ricordo della merceria gestita appunto da due signorine del paese) ospitava la pesca di beneficienza.

Un grande e attrezzato info-point vigilava su tutto l’evento.Vicino ad ogni cantina erano allestite postazioni di musica e animazione e per tutta la durata dell’evento è stato possibile partecipare a giochi, balli, spettacoli per bambini nonché visitare mostre di pittura, di impianti elettrici e giochi antichi, nonché foto di pitellesi in festa.

La festa vera e propria è iniziata solo dopo lo scatto della foto di gruppo di tutti i figuranti, moltissimi, colorati e sorridenti, assiepati sulle scalinate della piazza degli Orti, al centro del borgo.

Dopo il click, tutti di corsa alle proprie cantine, ad accogliere visitatori, tra questi moltissimi turisti stranieri.

La festa è nata come omaggio a un personaggio della tradizione locale: il pitelleseGioà, al secolo Giovanni, gran bevitore e frequentatore di cantine e osterie, perennemente in lite con la moglie. 

Tutti gli uomini che partecipano alla manifestazione indossano il caratteristico cappello di paglia, mentre le donne riscoprono acconciature e abiti degli anni 50.

E’ una vera e propria narrazione, alla quale partecipa con entusiasmo tutta la comunità, che è interamente coinvolta nell’allestimento e nella decorazione del borgo.

Negli anni Cinquanta il paese di Pitelli era fiorente e autonomo rispetto alle località limitrofe: c’erano cinema, osterie, esercizi commerciali di ogni genere, migliaia di abitanti fissi e stagionali, operai impegnati nella cantieristica, molti reduci della Seconda guerra mondiale, contadini tornati ai vigneti e agli uliveti saccheggiati dagli invasori. 

E c’erano i cappelli di paglia, oggi simbolo della manifestazione, che i contadini di Pitelli non toglievano mai. Questo evento, nato dalla creatività degli abitanti, è stato il perno intorno al quale, in seguito, è stata fondata la Pro Loco.

Noi ci siamo divertiti un sacco, il prossimo anno aspettiamo anche voi!

Daniela Tresconi

Concorso #viaggioalcentrodelborgo 2020

Due frati e un giovane novizio trasportano due teche misteriose, si lasciano alle spalle una cappella e un ospitale in fiamme. Perchè le famiglie hanno abbandonato lo sbocco al mare di San Bartolomeo delle Cento Chiavi? Cosa nasconde la tela nel piccolo oratorio del borgo di Pitelli?

Un viaggio lungo oltre quattrocento anni, dalla Liguria fino alla Germania. Un viaggio di fede, di mistero e di magia.

«…Il paese lo sorprese così, dietro a una curva, apparendogli muto e silenzioso. Case con l’intonaco sbiadito quietamente affacciate sulla strada, eppure, mentre il taxi raggiungeva la piazza centrale, si scoprì ad ossservare le ripide scale che si inoltravano nel ventre del paese. Non svelavano nulla in realtà, promettevano solamente piccoli antri bui, archi e volte, vecchie cantine e botteghe artigiane. Una vita operosa e vivace, ben celata agli occhi del mondo…»

Estratto del romanzo “Il sigillo delle cento chiavi” – Daniela Tresconi